Pubblicazione: 9 aprile 2024
Euro: 16,00
Pagine: 239
Editore: Argentodorato Editore
ISBN: 979-1280273765
Incubi di un Mostro, è una raccolta di racconti brevi e poesie suddivisi in sette atti, come se si trattasse di un’opera teatrale. Ogni testo sembra rappresentare una scena, con il suo fondale, i suoi attori, la sua storia e il lettore, seduto tra gli spalti di un’ipotetica platea, ha la possibilità di osservare i momenti salienti della vita di alcuni individui. Essi sono dei mostri, o meglio, delle persone che si vedono come tali.
Incubi di un Mostro rappresenta, in forma onirica, le tappe del viaggio di risveglio di un individuo che deve legittimare la sua esistenza nel mondo. Il lettore viene sfidato a esplorare la propria natura, riflettendo sulle sue paure, i suoi desideri e le sue aspirazioni. I tre pilastri tematici che sorreggono questa ricerca sono: libertà, paura e solitudine. La domanda che guida l’intera raccolta è: “cosa teme un mostro?”. E il lettore potrà dare la sua risposta interpretando il linguaggio dei sogni e degli incubi proposti dai “mostri” dell’opera.
Per molto tempo ho osservato il mondo dal promontorio privilegiato dei miei sogni, sorseggiando il mio caffelatte mattutino e condividendo con i miei familiari le storie che avevano impressionato la mia mente di bimba durante la notte. Alcuni di questi sogni erano belli, altri meno piacevoli, alle volte persino incubi. Ma per me rappresentavano una normalità, una finestra aperta sulla profondità dell’animo umano.
Vedi, accadeva proprio in questo modo: a Castiadas, in Sardegna, mettevo i piedi giù dal letto, andavo in cucina e lì trovavo i miei nonni e mia mamma, e mentre facevo colazione uscivo in giardino per ammirare la natura svegliarsi. A quell’ora, d’estate, faceva già molto caldo e capitava di intravedere sul versante della montagna di fronte un piccolo cerbiatto che si era attardato nel ritorno a casa. I gattini mi camminavano tra le gambe e ascoltavo i discorsi degli adulti che trattavano spesso di gite al mare e compere da fare a Muravera. Io poi mi intromettevo e iniziavo a raccontare i miei sogni.
La cosa bella è che, diversamente da quanto accade a molti, con la maturità non ho perso questa abitudine. Magari sono cambiati i luoghi, magari non accade più in Sardegna e perfino i sogni hanno mutato soggetti, ma rimangono il mio caffelatte, la quiete del mondo che si sveglia, e il racconto di ciò che mi viene proposto durante il riposo a coloro che vivono con me. Ora la mia famiglia si allarga e ci sei dentro anche tu. Abbi rispetto, quindi, di ciò che ho voluto affidarti con questo scritto.
Sara Trevisan
(estratto dalla postfazione)
Libro selezionato
CASASANREMO Writers 2025
Ragazza in rosso blog
Scrivere, a volte, è terapeutico. Permette di far uscire tutto quello che ci opprime, ci fa paura, non ci permette di vivere la vita appieno come meriterebbe. È quello che fa Sara Trevisan, la quale si lascia andare dinanzi alla pagina bianca colmandola di parole in poesia e prosa. La sua opera è un insieme di pensieri, riflessioni, che escono e si annidano a riempire il foglio. Non ha paura di mostrarsi, parla senza freni, senza inibizioni, senza preoccuparsi di dover fare “bella figura”. Con coraggio l’autrice parla di tutto, di ciò che la fa star male, dei propri limiti. Solo così potrà farsi strada nella vita e procedere col suo percorso.
Lo stile delle frasi è curato e sa catturare il lettore, il quale non può far altro che immedesimarsi nelle sue parole poiché a tutti capita di scontrarsi con i propri incubi. Metterli a tacere o dal loro il giusto spazio è una grande differenza. Sara dà loro voce e, a mio parere, questa è la scelta migliore.
Sara Trevisan, con questa opera, ha affrontato tematiche, sì complesse, ma “sulla bocca di tutti”. Il cui “fil rouge” è senza dubbio l’”amor proprio”. Ne cito uno: l’Anoressia. La scrittrice, in una vicenda, tratta dalla sua mirabile “rappresentazione” letteraria, imprime su carta l’inquietante compiacimento della protagonista di fronte alla sua immagine scheletrica riflessa nello specchio. Oltretutto, è giusto evidenziare che, tale triste disagio esistenziale, non è proprio un problema corrente. Infatti, il primo caso al mondo di Anoressia venne illustrato in un libro del medico inglese Richard Morton, nel 1689. Questa annotazione rafforza l’importanza, probabilmente millenaria, e chissà, preistorica, dell’argomento su cui l’autrice veneta ci ha chiamati a riflettere. Che, sommato al resto, “scritto per noi”, fa di questa opera una raccolta di mostri che fanno paura a…”sé stessi”. “Incubi di un mostro”, il libro che non t’aspetti, perché ormai i nostri misteri hanno imparato il modo di stare al di là della nostra porta, continuando a bussare, e a farci paura…ancora una volta
Antonio Evaristo
Luce per libro
Mattia
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Voglio parlarvi del libro di Sara Trevisan, non un romanzo, né una raccolta di racconti, ma un insieme di pensieri, sogni, emozioni, dolori, paure… Lei li ha chiamati incubi, forse si è sentita anche un po’ mostro dopo averli riletti, invece a me sono sembrati sfoghi, appelli, denunce, ripicche, consapevolezze di una ragazza che si fa strada a fatica nella vita, tra ingiustizie, solitudini e paure. Ho apprezzato la mancanza di freni, anche le situazioni assurde e irreali che l’autrice è riuscita a raccontare, con coraggio. Nessuna censura, inibizione, limite, proprio come uno scrittore deve fare.
È evidente l’effetto salvifico della scrittura di Sara Trevisan che, affidando alla pagina scritta i suoi ‘incubi’, li ha probabilmente dissolti dalla sua coscienza, in modo da procedere nella sua vita, quella vera, in un cammino di maggiore consapevolezza e sicurezza.